Siamo razionali? No, siamo umani!

di Angelo Moratti || Sono le otto di sera, la famiglia è seduta a tavola, si accende il televisore per il telegiornale. La consueta domanda serpeggia nell’aria: “Quanti morti oggi? Quanti nuovi malati?” – i più ferrati si chiedono: “A quanto ammonta il valore R0?”.

Scene e notizie di vita (e di ansia) quotidiana, con cui tutte le famiglie italiane hanno imparato a convivere negli ultimi drammatici mesi.

A chi non è capitato, in piena emergenza, di pensare almeno una volta: “Quanti morti oggi… Dovevo andare a fare la spesa domani, ma penso che rimanderò”. Nei primi giorni di maggio, invece, con le progressive riaperture, sarà capitato a molti di pensare: “Finalmente il numero di decessi sta calando! Domani passerò a salutare quell’amica che mi manca tanto, la posso considerare una congiunta”.

Quello che è accaduto (e che continua ad accadere) a molti italiani, di fatto, è la scelta e la decisione di far dipendere le proprie azioni dalle notizie su morti e contagi sentite in televisione o apprese su altri mezzi di informazione.

Una decisione basata su dati di questo tipo potrebbe, a prima vista, apparire legittimata da basi solide, numeriche, rigorose. Ma si tratta di scelte e di giudizi davvero razionali?

L’economia comportamentale (o behavioral economics) è una disciplina a cavallo tra psicologia ed economia che si occupa di indagare proprio le modalità di giudizio e di scelta delle persone. Negli anni, diversi studiosi sono riusciti a dimostrare come i comportamenti umani sono davvero molto meno razionali di quanto si possa credere, al punto che le nostre irrazionalità possono essere non solo analizzate, ma addirittura predette con una certa dose di precisione.

Tutto questo è possibile grazie al fatto che gli individui, ragionando, tendono a ricorrere a delle “scorciatoie mentali” (o euristiche): dei percorsi comuni a tutte le persone, con cui esse cercano di agevolare i propri processi decisionali. In alcune situazioni, tuttavia, tali scorciatoie conducono inesorabilmente a delle scelte che alcuni economisti definirebbero, per l’appunto, irrazionali.

Che cosa c’entra tutto questo con le vicende relative all’emergenza coronavirus? Ebbene, è proprio in situazioni di tensione come quella che stiamo sperimentando che le persone tendono ad agire maggiormente in modo irrazionale!

Nelle situazioni descritte all’inizio, ad esempio, entra in gioco una delle scorciatoie mentali più diffuse, che gli studiosi hanno definito “euristica della disponibilità” (Kahneman e Tversky, 1973). Si tratta di una scorciatoia mentale utilizzata da noi tutti quando giudichiamo più o meno probabile un evento non tanto in base alle sue reali probabilità, bensì in base a quanto questo evento ci risulta conosciuto o familiare.

È davvero razionale decidere di non andare al supermercato perché il giorno prima si sono registrati molti morti? Probabilmente no, poiché sappiamo che il numero di decessi giornaliero non è affatto un indicatore della curva dei contagi, in quanto si tratta di persone che purtroppo potrebbero essersi ammalate pure diverse settimane prima.

È razionale, con le prime riaperture, andare a visitare una cara amica, visto che i dati dei contagiati stanno diminuendo? Di nuovo, si potrebbe affermare che non lo è affatto, in quanto, considerando il famoso periodo di incubazione di due settimane, i contagiati rilevati oggi sono quelli ammalatisi in piena fase di chiusura totale, mentre per contro le occasioni di potenziale contagio tornano ad aumentare notevolmente con le progressive riaperture.

Per quanto sia irrazionale, quindi, tendiamo a prendere le nostre scelte utilizzando i dati che per primi si rendono disponibili alla nostra mente, tendenzialmente quelli con cui siamo bombardati ogni giorno dai media. In poche parole, utilizziamo l’euristica della disponibilità.

Ecco, quindi, uno dei modi in cui l’economia comportamentale riesce a spiegare (e prevedere) correttamente le irrazionalità umane, in questo caso sfruttando una delle euristiche più ricorrenti.

Non siamo dunque esseri perfettamente razionali? Certo che no, siamo molto meglio: siamo umani.

E con l’aiuto dell’economia comportamentale possiamo limitare i nostri errori di valutazione e, perché no, cercare di prendere delle decisioni migliori per noi stessi e per la nostra comunità.

Fonti

Bibliografia

Kahneman, D., & Tversky, A. (1973). On the psychology of prediction. Psychological Review, 80(4), 237.

Se leggi l’articolo e ti vengono dei dubbi o vuoi approfondire ulteriormente, puoi contattarci: info@abetterplace.it