Re-think: un’app per ridurre il cyberbullismo

PROBLEMA

Internet ha aperto nuove possibilità per la conoscenza e l’informazione. L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dai rischi legati ad un uso improprio di questo strumento. Un eccesso di telefonate, messaggi (con o senza immagini), chat sincrone, social network, forum o siti di giochi online vedono molte volte la presenza di pettegolezzi, immagini o video imbarazzanti. Spesso l’identità o il profilo altrui viene modificato o falsato, fino ad arrivare a minacce e insulti. Obiettivi di tali comportamenti sono intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Si parla di cyberbullismo.

In un’indagine condotta nel 2015 dall’ISTAT1, sono più del 50% gli adolescenti italiani tra gli 11 ed i 17 anni che hanno riferito di essere stati vittima negli ultimi 12 mesi di qualche episodio offensivo o violento. Il cyberbullismo colpisce circa il 22% di tutte le vittime di bullismo e nel 5,9% dei casi si è trattato di episodi ripetuti (più volte al mese). Ci troviamo, quindi, di fronte ad un problema radicato e diffuso, che lascia conseguenze negative e pervasive sullo stato di salute e sul benessere della persona che ne è vittima.

BEHAVIORAL INSIGHT

Che cosa influenza il comportamento delle persone online? Che cosa spiega un’azione immorale come quella di offendere un coetaneo sui social? 

In questi casi si parla di disimpegno morale, un processo in cui un individuo o un gruppo di persone prendono le distanze dai normali o usuali standard di comportamento etico e si convincono che i comportamenti non etici sono giustificati dalle circostanze. Ciò può tradursi in condotte vessatorie o lontane dai valori della persona. Per di più, in situazioni di questo genere si tende a conformare il proprio comportamento a quello degli altri (conformity bias), con il risultato che il comportamento aggressivo online ha probabilità di estendersi a tutti i membri del gruppo di appartenenza.

Inoltre, essendo quella tra cyberbullo e vittima una relazione mediata da un dispositivo elettronico, il bullo non ha la possibilità di toccare con mano le conseguenze che la sua azione ha sulla vittima che, invece, potrebbero fungere da deterrente per il comportamento stesso.

AZIONE

Una giovane 15enne americana di origine indiana, Trisha Prabhu, ha creato un’app nota come “ReThink” (2). Il software riconosce le parole offensive e le tipiche espressioni da bulli nelle conversazioni tra gli utenti ed invia in automatico dei messaggi a chi scrive per invitarlo a ripensarci. La persona che sta per inviare messaggi aggressivi viene invitato a prestare più attenzione alle conseguenze che potrebbe avere la sua azione e a moderare i toni: “ripensaci, fermati, prima di fare un danno: dopo, potrebbe essere troppo tardi.” 

Attraverso l’invio di un semplice messaggio da parte di ReThink è stato calcolato che, su un campione di 300 studenti, l’intenzione di inviare messaggi offensivi si riduce dal 71 % al 4%.

FI

Grazie al Feedback Informativo le decisioni delle persone vengono guidate dalle conseguenze delle proprie azioni. Conseguenze lontane e di scala, invisibili prima dell’intervento, diventano un sostegno per decisioni intelligenti e consapevoli.