Le scienze del comportamento

I nostri interventi si poggiano sulle scienze comportamentali per costruire un’impalcatura contestuale che accompagni gli individui nelle scelte, per promuovere un cambiamento individuale e sociale in senso positivo, in linea con i desideri e i bisogni delle persone.

Grazie a queste conoscenze abbiamo gli strumenti per fare la differenza e, cosa ancor più importante, per incoraggiare gli altri a fare la differenza: a volte basta un piccolo cambiamento nel contesto, un Nudge, per generare impatti importanti.

Le scienze comportamentali possono essere usate per disegnare soluzioni, scalabili in più contesti, che contribuiscano a risolvere alcuni dei problemi più complessi della nostra società.

L’interazione fra fattore umano e contesto

Le scienze comportamentali ci aiutano a capire come agire su un elemento sempre presente e sempre determinante, in qualsiasi contesto: il fattore umano.

Crediamo nel valore delle scienze comportamentali e dell’Economia Comportamentale perché alla loro base c’è l’osservazione: si fondano sull’osservazione di come le persone agiscono realmente in determinati contesti e sulla ricerca sperimentale che ha indagato il modo in cui, effettivamente, prendono forma le decisioni umane.

Grazie alle numerose evidenze raccolte in anni di studi e ai contributi di economisti e psicologi, alcuni dei quali insigniti del Premio Nobel (Herbert Simon, Daniel Kahneman, Richard Thaler), è stata descritta con precisione quella che definiamo la razionalità limitata (bounded rationality) tipica degli esseri umani: un mix di euristiche efficaci ed intuizione esperta, ma anche di bias cognitivi, inconsapevolezza ed errori.

Oggi gran parte dei contesti in cui siamo chiamati a prendere decisioni sono complessi, caratterizzati da forte incertezza, informazioni discordanti o lacunose ed elevati livelli di stress. In questi contesti, la maggior parte delle decisioni viene presa in modo rapido, automatico e poco consapevole (quello che il Premio Nobel Daniel Kahneman definisce Sistema 1).

Questo modo di agire porta le persone a commettere una serie di errori comuni e sistematici, che prendo il nome di “bias”. Un esempio frequente è quello delle buone intenzioni che non si traducono in azioni concrete (gap intenzione-azione). Sono infatti dichiarazioni razionali che si scontrano però con i bias, barriere all’azione, molto meno razionali e consapevoli: quelle che comunemente definiamo pigrizia, piccole fatiche, pregiudizi, abitudini radicate e così via.

Oggi queste barriere, questi bias, sono stati in larga parte identificati e codificati. Sappiamo prevederli e sappiamo contrastarli (de-biasing), o addirittura utilizzarli per scopi positivi (counter-biasing).