Il benessere lavorativo spiegato dalla Psicologia Ambientale

di Camilla Marossi

Nell’ambito della Psicologia Ambientale, le principali teorie che spiegano la relazione tra il benessere della persona e l’ambiente in cui essa è immersa fanno riferimento al mondo naturale. Infatti, sono numerosissime le evidenze scientifiche che hanno provato come il semplice contatto con la natura sia in grado di aumentare il nostro livello di benessere.

I meccanismi sottostanti che spiegano questo legame sono vari e sono riassunti in due teorie, punto di riferimento per gli esperti di Psicologia Ambientale. Le due teorie di cui parliamo sono: la Teoria del Ripristino dell’Attenzione o ART1 (Attention Restoration Theory – R. Kaplan & Kaplan, 1989) e la Teoria del Recupero Psicofisiologico dello Stress o PRST2 (Psycho-physiological Stress Recovery Theory – Ulrich et al., 1991).

Teoria del Ripristino dell’Attenzione

L’ART ha ormai più di 30 anni, ma non per questo risulta meno attuale.

La teoria si basa sulla definizione classica di attenzione proposta da William James (1984), che la descrive come risorsa limitata e soggetta ad esaurimento. Quando l’attenzione si esaurisce, le prestazioni cognitive calano (quando siamo stanchi svogliamo peggio un compito cognitivo rispetto a quando le nostre risorse attentive sono al loro massimo) e questo ha ripercussioni sui comportamenti degli individui e sulla loro capacità di prendere decisioni (ci basti pensare come, quando non abbiamo più risorse cognitive, ci è più difficile scegliere un pasto salutare piuttosto che una merendina confezionata iper zuccherata).

Gli autori introducono quindi il concetto di restorativeness, che significa letteralmente rigenerazione. Questo concetto descrive l’idea secondo cui il contatto con la natura abbia benefici sul funzionamento psicologico umano e sullo stato di salute. La teoria di Kaplan ipotizza che tramite gli ambienti rigeneranti, le risorse attentive si possano rigenerare una volta che sono state esaurite, tornando quindi al loro stato iniziale. 

Le risorse attentive solitamente si esauriscono perché continuamente utilizzate in modo volontario e fisso. Un ambiente rigenerante, quindi, secondo la teoria, permette alla persona di stare in una situazione che non richiede attenzione volontaria e libera le risorse mentali, fornendo rigenerazione3. Grazie ad elementi naturali che catturano l’attenzione involontaria del lavoratore, questo può esperire una sensazione di sollievo dalle richieste lavorative in quanto gli stimoli ambientali lo portano “lontano” da dov’è, permettendogli di ripristinare le proprie risorse.

Recenti studi hanno consolidato questo concetto in maniera sperimentale (per una rassegna si veda Berto, 20144). La capacità rigenerativa di un ambiente fisico, cioè il suo potenziale di ripristinare le capacità cognitive, può, infatti, essere indagata facilmente tramite misure fisiologiche, oppure tramite test di attenzione o memoria.

Ad oggi gli ambienti naturali sono considerati gli ambienti più rigenerativi. Nonostante l’ambiente naturale abbia ancora il primato come ambiente più rigenerante in assoluto, con il termine “ambiente naturale” si fa riferimento anche ad ambienti artificiali che rispettano determinate caratteristiche. Le caratteristiche essenziali per un ambiente fisico che promuove il benessere sono: ambienti che promuovono (non solo permettono) il recupero delle risorse biologiche, cognitive, psicologiche e sociali di un individuo5.

Stress Recovery Theory

La seconda teoria invece, la SRT (Stress Recovery Theory), affonda sempre le radici nell’assunto secondo cui l’ambiente naturale aumenta il nostro benessere tramite il meccanismo della restorativeness, ma si concentra – invece che sui processi attentivi – sulla risposta emotiva, immediata e inconscia dell’individuo suscitata dall’ambiente. L’autore suggerisce che specifiche caratteristiche ambientali, come la presenza di vegetazione o gli elementi acquatici, portano a rapide risposte emotive positive. Tramite un ambiente rigenerante, quindi, possiamo far esperire alle persone emozioni positive, che portano ad un processo di recupero dallo stress. Questa risposta positiva, inoltre, aiuta la persona ad essere più attratta dall’ambiente, ad alleviare il senso di stress che sta vivendo in quel momento e ad aumentare il senso di rigenerazione mentale3.

L’approccio biofilico

A partire da entrambe queste teorie, è stato possibile introdurre un approccio di intervento ai luoghi fisici, che in Psicologia Ambientale prende il nome di approccio biofilico. Un design di un ambiente rigenerativo deve tenere in conto diversi aspetti: assecondare i bisogni estetici dell’individuo, evitare il sovraccarico cognitivo e l’eccessiva stimolazione fisiologica, favorire la rigenerazione dell’attenzione e il recupero dallo stress psicofisico4.

Teorici, scienziati e progettisti sono giunti a costruire delle linee guida molto specifiche per costruire un luogo che abbia caratteristiche biofiliche, che ci fanno stare bene e che generano benessere. Le linee guida sono riassunte nei 14 schemi di progettazione biofilica6, che spiegano come l’architettura possa articolare il rapporto tra gli esseri umani e la natura.

Quando si parla di progettazione biofilica non ci si riferisce semplicemente all’inserimento di elementi vegetali nell’arredamento, ma si ragiona anche sulla gestione e sulla disposizione dello spazio, che devono richiamare elementi naturali. Per esempio, anziché avere postazioni lavorative al centro della stanza con persone tutt’intorno, sarebbe preferibile prediligere postazioni che diano le spalle al muro con la vista dell’ambiente davanti; questa disposizione dello spazio, infatti, si è dimostrata essere associata ad emozioni più positive in quanto ci rimanda, in termini prettamente evoluzionistici, al senso di sicurezza. In alternativa, per chi non ha la possibilità di inserire elementi naturali reali o non ha la possibilità di avere una vista naturale fuori dalla finestra, è consigliabile scegliere colori e materiali che rimandino al mondo naturale, inserire dei poster che raffigurino un paesaggio piuttosto che poster con altri soggetti. Questo ci consente di  ottenere, seppur in misura più contenuta, gli effetti benefici dell’esposizione al mondo naturale.

Perché tutto questo? Permettendo alle persone di dirigere la loro attenzione su altro (specificatamente su  elementi naturali), distogliendo l’attenzione dal lavoro e dai compiti che devono svolgere anche per brevi periodi, lavoratori e studenti sono in grado di vivere delle “micro esperienze rigenerative”, che gli permettono di ripristinare le risorse cognitive esaurite durante la giornata. Questo consente, di riflesso, di diminuire e gestire meglio lo stress e di avere una capacità attentiva più efficiente (che si rigenera continuamente).

Interventi di Architettura delle Scelte che combinano elementi di Economia Comportamentale ed elementi di Psicologia Ambientale ed Architettonica si sono dimostrati vincenti per favorire benessere, prestazioni e produttività soprattutto in contesto lavorativo.


BIBLIOGRAFIA

1Kaplan, R., Kaplan, S., & Brown, T. (1989). Environmental preference: A comparison of four domains of predictors. Environment and behavior21(5), 509-530.

2Ulrich, R. S., Simons, R. F., Losito, B. D., Fiorito, E., Miles, M. A., & Zelson, M. (1991). Stress recovery during exposure to natural and urban environments. Journal of environmental psychology11(3), 201-230.

3en k Staats, H. (2012). Restorative environments. The Oxford handbook of environmental and conservation psychology, 445.

4Berto, R. (2014). The role of nature in coping with psycho-physiological stress: a literature review on restorativeness. Behavioral sciences4(4), 394-409.

5Hartig, T. (2004). Restorative environments.

6Design, B. 14 patterns of biophilic design.

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L’autrice

Camilla Marossi


Psicologa ambientale, è Dottoressa in Psicologia Cognitiva Applicata e ha conseguito un Master di II livello in Psicologia Architettonica e del Paesaggio.

È socia e Segretaria di AIPAA, Associazione Italiana Psicologia Ambientale e Architettonica, e mostra uno
spiccato interesse per i temi legati alla rigeneratività ambientale tramite la natura e la progettazione biofilica. In aBetterPlace si impegna per portare le sue conoscenze in materia di psicologia ambientale, ambito nel quale è consulente.