Nudging e architettura digitale: come dovrebbe essere l’App della tua banca per farti risparmiare di più (prima parte)

di Chiara Curiale // Alzi la mano chi vorrebbe risparmiare più soldi di quanti attualmente ne risparmia. Non sarebbe difficile contare le mani alzate, nemmeno se foste centinaia di migliaia: con molta probabilità il numero potrebbe approssimarsi al 100%.

Il risparmio personale viene calcolato come la differenza tra il reddito disponibile (reddito al netto delle imposte) e le spese effettuate ed è espresso in percentuale rispetto al prodotto interno lordo della famiglia. Nel 2019 negli Stati Uniti la quota di risparmio personale ammontava al 7,6%, contro l’8,8% dell’anno precedente e l’11% del 1960. Nell’aprile del 2020, con l’avvento dell’emergenza epidemiologia causata dal SARS-Cov-19, i tassi di risparmio dei nordamericani sono schizzati al 33,7%, per poi scendere progressivamente al 13,7% nell’ottobre dello stesso anno.

Secondo l’OECD, nel 2019 l’Italia è uno dei paesi europei che ha i tassi minori di risparmio personale (3,4%), secondo solo a Portogallo (1,6%), Latvia (0,4%), Regno Unito (-0,8%) e Grecia (-4,2%). I quattro paesi dell’UE in cui si risparmia di più sono la Danimarca (15%), l’Olanda (14,8%), l’Estonia (13,5%) e la Svezia (12,2%).

È necessario, tuttavia, contestualizzare la situazione italiana: il rapporto tra ricchezza e reddito delle famiglie italiane è il più alto d’Europa ed è uno tra i più alti tra i paesi avanzati. Parlando di numeri, le famiglie italiane dispongono di una ricchezza che è di 8,4 volte più alta rispetto al reddito disponibile. Dati come questi potrebbero farci pensare che le famiglie italiane non abbiano poi così tanto bisogno di mettere da parte dei soldi; eppure, nel 2019, 1,7 milioni di famiglie viveva in condizione di povertà assoluta (6,4% del totale) e i numeri hanno visto una tempestiva accelerazione con l’avvento della pandemia da SARS-CoV-1910. La situazione è tutt’altro che rosea.

Nonostante i dati relativi al risparmio siano andati migliorando anno dopo anno per tutti i paesi europei, siamo, però, ancora ben lontani dal riuscire a mettere da parte le somme di denaro che vorremmo. Il paese in cui si risparmia maggiormente al mondo è il Cile, in cui la percentuale di risparmio annuale è arrivata fino al 18,9% nel 2019.

Cosa differenzia i cittadini del Cile da quelli della Grecia? È possibile fare qualcosa per aiutare chi non è abituato a mettere da parte somme di denaro in vista del futuro?

In un mondo colpito da un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti, per noi studiosi del comportamento restare a guardare non è un’opzione consentita. Il tema del risparmio personale non è mai stato reale ed attuale come in questo momento storico.

Se non possiamo aiutare economicamente le persone fornendo loro più soldi, come possiamo, allora, aiutarli a gestire quelli che hanno già? Emerge con forza la necessità di intervenire per riprogettare il contesto in cui l’individuo si trova a effettuare le scelte, con lo scopo ultimo di migliorare il processo di decision-making, evitando errori e bias in cui tutti noi – in quanto umani – tendenzialmente cadiamo.

L’Economia e la Finanza Comportamentale – il cui oggetto di studio è la presa di decisione – possono aiutarci a spiegare il comportamento e le scelte degli individui in materia di denaro, economia e finanza. La mission ultima degli scienziati del comportamento è quella di trovare soluzioni efficaci per aiutare le persone a comportarsi come vorrebbero, in linea con i propri valori e propositi.

Cosa ci dice la Behavioral Economics a proposito del risparmio personale?

Tutti sappiamo che risparmiare è importante e vorremmo saperlo fare meglio. L’incapacità di mettere da parte del denaro non dipende da una mancanza di consapevolezza; al contrario, la maggior parte delle persone è perfettamente conscia dell’importanza del risparmio ma, nonostante questo, non riesce a tradurre in pratica le proprie buone intenzioni. Perché ciò avviene? Cosa ci dissuade dal farlo?

La ricerca scientifica continua a ribadirci che sapere cosa è giusto non ci basta, non è per noi una ragione sufficiente per comportarci di conseguenza. Siamo prevedibilmente irrazionali e, in molti casi, le nostre decisioni sono tutt’altro che ottimali.  Quando si parla di risparmio personale è bene tenere a mente alcune barriere che possono ostacolare i nostri buoni propositi, rendendo fallimentari i tentativi di risparmio. Eccone riassunte alcune:

  1. Siamo totalmente focalizzati sul presente. Questa tendenza, tipicamente umana, è conosciuta per l’appunto come bias del presente e ci spiega perché facciamo fatica ad agire oggi – risparmiando denaro – in funzione di conseguenze che percepiremo solo in un lontano futuro. Toccare con mano gli effetti delle nostre decisioni, nel momento in cui le compiamo, potrebbe aiutarci a prendere scelte più consapevoli.
  2. Le perdite valgono più dei guadagni (avversione per le perdite). I ricercatori hanno mostrato come la sofferenza provata nel perdere 100 euro sia doppia rispetto alla gioia percepita nel guadagnare la stessa somma. Dovremmo, cioè, guadagnare 200 euro dopo averne persi 100 per compensare la perdita. Buffo, vero? Anche in questo caso, non è colpa nostra, siamo fatti così. Questa predisposizione, però, è in grado di chiarire come mai risparmiare in vista del futuro può essere per noi così doloroso: mettere da parte dei soldi non è una perdita, ma la sensazione che ci procura le si avvicina molto.
  3. Tendiamo a sovrastimare la nostra abilità di gestire il denaro (overconfidence effect). Dobbiamo tenere presente che spesso la fiducia soggettiva nei nostri giudizi è maggiore dell’accuratezza oggettiva degli stessi. È chiaro a tutti come questo effetto è in grado di invalidare i nostri tentativi di risparmio: se sono convinto di saper gestire il mio denaro, sarò altresì convinto di aver risparmiato abbastanza – anche quando nella realtà non è così. Avremmo, quindi, bisogno di qualcuno che ci aiuti ad “aggiustare” i nostri giudizi.
  4. Il comportamento di chi ci sta intorno – anche solo temporaneamente – influenza il nostro (conformity bias). Siamo animali sociali, lo sappiamo tutti; ciò che fanno gli altri funge per noi da modello su cui plasmare il nostro comportamento, niente di nuovo. Eppure, essere consci del fatto che risentiamo costantemente di una pressione sociale può aiutarci a riconoscere i comportamenti che desideriamo davvero mettere in atto, da quelli che compiamo solo perché condizionati dagli altri.

L’effetto della norma sociale può essere sfruttato a nostro vantaggio, anche nel campo del risparmio personale: se credo che gli altri risparmino più di me, tendenzialmente anche io sarò spinto a fare lo stesso.

  • Le nuove abitudini sono difficili da instaurare. Se non siamo abituati a mettere da parte una somma di denaro periodicamente, avremmo bisogno di sforzi e risorse elevate per instaurare, consolidare e mantenere questo nuovo comportamento. Senza nessuno che ci aiuti, il semplice costo della risposta (l’insieme delle risorse necessarie per mettere in atto una determinata azione) potrebbe farci desistere da qualsiasi tentativo di risparmio. 

La morale? Il contesto in cui ci ritroviamo a prendere le decisioni guida il nostro comportamento. Ma non è tutto. C’è altro da sapere relativamente a come funzioniamo in relazione a finanze e denaro.

Richard Thaler, Premio Nobel per l’Economia nel 2017 e ideatore del Nudging, ha sviluppato una teoria che prende il nome di Mental Accounting (per un approfondimento leggi l’articolo “Costi mentali che non tornano: occhio al portafoglio d’investimento” pubblicato da Nudge Italia), in cui troviamo anche quello che viene definito il “sistema dei conti mentali”. Ponendosi in contrapposizione alla teoria economica classica, l’autore ha ipotizzato che le persone tendono a suddividere il denaro creando differenti budget per le spese, in base alla tipologia di spesa. Grazie alle evidenze scientifiche, moltiplicatesi nel corso degli anni, siamo così arrivati a capire che abbiamo un “cassetto mentale” per il denaro destinato alle spese per la casa, un altro destinato alle spese per i viaggi, un altro ancora per le spese relative al lavoro, e così via.

Prendere consapevolezza della fallacia dei processi decisionali umani è il primo passo per sviluppare strategie utili a schivare le trappole che ci traggono in errore. Arrivati a questo punto, infatti, è compito degli architetti delle scelte applicare queste conoscenze, derivate da anni di ricerche e da esperienze nel settore, per aiutare le persone a prendere decisioni migliori in ambito economico e finanziario, allo scopo di promuoverne il benessere.

Per scoprire come fare, non perderti la seconda parte dell’articolo.  

BIBLIOGRAFIA

[1] OECD (2020). Saving Rate (indicators). https://data.oecd.org/natincome/saving-rate.htm

[2] Statista Research Department (2020). Personal saving rate in the United States from 1960 to 2019. https://www.statista.com/statistics/246234/personal-savings-rate-in-the-united-states/

[3] Statista Research Department (2020). Personal saving rate in the United States from June 2015 to October 2020. https://www.statista.com/statistics/246268/personal-savings-rate-in-the-united-states-by-month/

[4] Conny Wollbrant (2019). How to use behavioural economics to help you save more smartly. The Telegraph. https://www.telegraph.co.uk/money/life-changing-savings/behavioural-economics/

[5] Kahneman, D. (2011). Pensieri lenti e veloci. Mondadori.

[6] Thaler, R. (1985). Mental accounting and consumer choice. Marketing science, 4(3), 199-214.