di Chiara Curiale.
Vogliamo risparmiare di più, siamo tutti d’accordo. L’Economia Comportamentale, la disciplina che studia come gli esseri umani prendono decisioni, è in grado di spiegarci gli errori che tendiamo a compiere quando dobbiamo decidere quando, come e quanto risparmiare.
Nella prima parte dell’articolo vi abbiamo mostrato il comportamento del risparmio attraverso le lenti della Behavioral Economics; ora è arrivato il momento di calarci nei panni degli scienziati del comportamento e capire cosa realmente possiamo fare per migliorare le scelte di risparmio delle persone.
Se, come ormai è noto, il contesto influisce significativamente sul processo decisionale, allora perché non occuparci del luogo in cui compiamo le nostre scelte in materia di risparmio?
Riprogettare l’ambiente virtuale: la Behavioral Economics a supporto del risparmio personale
L’online banking è, oramai, una realtà affermata. L’App (o, in alternativa, il sito) della banca è lo “spazio” – seppur virtuale – che ci consente di prendere visione dei movimenti effettuati, delle spese e dei soldi disponibili sul conto corrente o sulle nostre carte di credito. Cosa succederebbe se l’App della nostra banca fosse progettata appositamente per farci risparmiare del denaro? Usare i principi del Nudging (applicazione pratica della Behavioral Economics) per riprogettare uno strumento usato da molti, come l’App o il sito della banca, potrebbe essere un elemento chiave nella lotta contro l’indesiderata gestione del denaro.
Da architetti delle scelte, ci siamo fatti un’idea di come vorremmo fosse l’App della nostra banca. Ecco alcune semplici modifiche nello spazio virtuale che riteniamo possano essere potenzi mezzi per migliorare i risparmi personali delle persone, nel pieno e completo rispetto della libertà di scelta di ognuno.
Numero 1: Rendilo semplice ed automatico
Se risparmiare è un comportamento che ha un alto costo della risposta e richiede fatica, allora la prima cosa da fare è semplificarlo.
Per rispondere a questo bisogno, alcune banche hanno, ad esempio, già introdotto nelle loro App la possibilità di creare un salvadanaio virtuale in cui la persona può mettere da parte somme di denaro, che viene bloccato e non può essere più utilizzato per le comuni spese. Tuttavia, in questi casi, la persona deve scegliere attivamente di trasferire una parte del denaro disponibile e, secondo gli economisti comportamentali, questo potrebbe limitare l’efficacia del salvadanaio, invalidando i tentativi di risparmio personale.
Come fare, allora, per assicurarsi che il salvadanaio venga realmente sfruttato?
Riteniamo che il risparmio debba diventare un default, cioè l’opzione predefinita per la persona, quella che non richiede sforzi aggiuntivi. Una possibile strategia per fare ciò è quella di riprogettare l’Applicazione della banca dimodoché ad ogni movimento in entrata (ad esempio, ogni volta che vengono caricati soldi sul conto/sulla carta o ogni volta che riceviamo un bonifico a nostro favore) una piccola parte del denaro che entra nelle nostre casse venga di default prelevata e spostata nel salvadanaio. Nella pratica, su 100 euro che carico sulla mia carta di credito, 4 finiscono nel salvadanaio del risparmio, senza che io faccia nulla. A seconda delle preferenze della persona, il denaro che finisce in automatico nel salvadanaio può essere calcolato in percentuale rispetto a quello in entrata (esempio: il 3% della somma in entrata è destinata al salvadanaio) oppure può restare sempre una somma fissa (indipendentemente dalla quantità del denaro in entrata, nel salvadanaio finiranno sempre 5 euro). Le persone restano, però, libere di scegliere: l’utente può decidere, in qualsiasi momento, di non usufruire del salvadanaio e di cambiare le impostazioni relative a come vengono prelevati e gestiti i risparmi.
La persona, così, è portata in automatico a mettere da parte dei soldi e deve scegliere attivamente di non risparmiare. Cambiare l’opzione di default significa facilitare la scelta di un’opzione rispetto alle altre, spingendo la persona a comportarsi come realmente vorrebbe, lasciandole comunque la possibilità di fare altrimenti.
Numero 2: Rendilo concreto
Una volta che il denaro è stato messo da parte, come fare affinché non venga speso?
Un intervento realizzato dal Behavioral Insight Team mostra come una delle strategie più efficaci per far comprendere le informazioni bancarie e finanziarie è quella di renderle il più rilevanti possibili per la vita di tutti i giorni.
Applicando queste evidenze al risparmio personale, potrebbe essere utile mostrare all’utente in che modo possono essere impiegati tutti i soldi messi da parte. Dire semplicemente “questo mese hai risparmiato 200 euro” è diverso da dire “i 200 euro risparmiati questo mese potrebbero servirti a comprare un biglietto aereo per andare in vacanza”. Capite bene come, nel secondo caso, la persona è spinta maggiormente a non usare i soldi risparmiati perché viene “messa in contatto” con i benefici concreti che potrebbe ricavarne. Questa semplice strategia ha, quindi, l’effetto di aggirare il bias del presente che, lo ricordiamo, è la nostra tendenza a non guardare molto più in là dell’oggi.
Personalizzare questo tipo di feedback – sulla base dei gusti e delle abitudini dei singoli utenti – e creare un salvadanaio per ogni tipologia di spesa – seguendo la teoria del Mental Accounting – possono essere mezzi ulteriori per fare in modo che il denaro risparmiato resti lì dov’è.
Numero 3: Rendilo desiderabile
Abbiamo detto che il comportamento degli altri ci influenza costantemente, inevitabilmente e senza che ce ne rendiamo conto. Come sfruttare questo a nostro stesso vantaggio?
Gli scienziati del comportamento ci suggerirebbero di rendere il risparmio socialmente desiderabile, facendo credere alle persone che la maggior parte degli utenti a loro simili (per età, genere, quantità media di denaro in entrata, posizione geografica) metta da parte una quantità di denaro più consistente della loro. Si tratterebbe, in sostanza, di mostrare alla persona quanto risparmia non soltanto in termini assoluti, ma anche in relazione a quanto risparmiano gli altri. All’interno del salvadanaio virtuale, ad esempio, potrebbe apparire alla persona un feedback di questo tipo: “La maggior parte degli utenti della tua età risparmia in media 5 euro a settimana”, oppure “Il tuo risparmio settimanale è al di sotto di 3 euro della media degli utenti della tua età”. L’idea poggia sul presupposto che il comportamento di chi risparmia di più funga da leva sociale positiva per chi risparmia meno.
Precedenti interventi di Nudging in campo di sostenibilità ambientale hanno mostrato come questa strategia possa essere realmente efficace nel promuovere comportamenti positivi a più livelli.
Numero 4: Rendilo divertente
E se risparmiare divenisse un gioco?
Il termine gamification indica l’applicazione delle dinamiche di gioco in contesti non ludici ed è una strategia usata negli interventi di Nudging, particolarmente efficace nel promuovere comportamenti positivi – come potrebbe essere quello del risparmio personale.
Rendere un’azione divertente è un ottimo modo per incentivarla e noi abbiamo estremo bisogno di rendere il risparmio divertente. Il porre degli obiettivi e premiare il raggiungimento degli stessi rientrano tra quelle meccaniche di gioco che possono essere usate anche in campo di finanza personale. Gli obiettivi devono preferibilmente essere non troppo difficili da raggiungere, concreti e ben definiti e di difficoltà crescente. Per fare un esempio, l’obiettivo mensile iniziale potrebbe essere quello di mettere da parte 2 euro, somma che poi cresce per arrivare a 5, 7 e così via. I premi sbloccati al raggiungimento degli obiettivi possono variare, in forma e funzione: potrebbero essere sia incentivi economici (ad esempio, ogni 100 euro risparmiati la banca aggiunge 1 euro al tuo salvadanaio), sia rinforzi positivi (come delle faccine sorridenti o frasi di approvazione ogni qualvolta si riesce a mettere da parte la cifra stabilita).
La gamification si presta ad essere utilizzata anche per aumentare la consapevolezza della persona nei confronti delle proprie scelte e capacità di risparmio, limitando l’overconfidence effect. A tal proposito, un’idea potrebbe essere quella di predisporre all’interno dell’App una serie di quiz che l’utente deve compilare per testare le proprie conoscenze in materia di finanze, denaro e risparmio personale. Questo consente di ricevere un feedback immediato relativamente al proprio livello di capacità, permettendo la creazione di giudizi realistici; in più, sarebbe utile se l’utente ricevesse, sulla base degli esiti del quiz, consigli personalizzati su come migliorare la gestione del proprio denaro, correggere i propri errori e risparmiare di più.
A tutti i punti presentati finora, sono da aggiungere le riflessioni connesse all’uso dei principi del Nudging per il miglioramento dell’user experience durante la navigazione nell’Applicazione. Si tratta, cioè, di scegliere cosa rendere più o meno visibile nella home, quali contenuti presentare per primi, come rendere immediato l’accesso dell’utente al salvadanaio, e così via. Ad esempio, nel realizzare l’App si deve tener conto del fatto che mettere in bella mostra nell’homepage il denaro risparmiato, piuttosto che quello speso, ha un impatto differente sulla percezione e sul comportamento di risparmio dell’individuo. Allo stesso modo, una buona progettazione dovrebbe fare in modo che evitare le “spintarelle” sia per gli utenti un’opzione facilmente percorribile.
Gli aspetti da tenere in considerazione sono innumerevoli (non dimentichiamoci delle questioni etiche!) ma analizzarli tutti in questa sede non ci è possibile. Il nostro non vuole essere un elenco esaustivo, quanto piuttosto una raccolta di spunti utili da cui partire per strutturare un intervento che, grazie all’applicazione delle scienze del comportamento, abbia l’obiettivo di aumentare il risparmio personale delle persone. Sicuramente, la figura degli architetti delle scelte può apportare un contributo significativo e può supportare la creazione di ambienti – virtuali e non – che ottimizzino il benessere e la sicurezza economica di tutti, senza ledere le libertà di nessuno.
Insomma, migliorare la progettazione dei servizi che le banche offrono ai clienti è un percorso lungo e tortuoso che, in ogni caso, non può prescindere dalla volontà di istituzioni ed istituiti – pubblici e privati – di preservare gli interessi dei cittadini, anche a discapito dei propri.
Fonti
[1] OECD (2020). Saving Rate (indicators). https://data.oecd.org/natincome/saving-rate.htm
[2] Statista Research Department (2020). Personal saving rate in the United States from 1960 to 2019. https://www.statista.com/statistics/246234/personal-savings-rate-in-the-united-states/
[3] Statista Research Department (2020). Personal saving rate in the United States from June 2015 to October 2020. https://www.statista.com/statistics/246268/personal-savings-rate-in-the-united-states-by-month/
[4] Conny Wollbrant (2019). How to use behavioural economics to help you save more smartly. The Telegraph. https://www.telegraph.co.uk/money/life-changing-savings/behavioural-economics/
[5] Kahneman, D. (2011). Pensieri lenti e veloci. Mondadori.
[6] Thaler, R. (1985). Mental accounting and consumer choice. Marketing science, 4(3), 199-214.
[7] Behavioral Insight Team. How many people really understand inflation and interest rates? https://www.bi.team/blogs/how-many-people-really-understand-inflation-and-interest-rates/
[8] Mont, O., Lehner, M., & Heiskanen, E. (2014). Nudging. A tool for sustainable behaviour? Swedish Environmental Protection Agency, report 6643.
[9] ISTAT e Banca d’Italia (2019). La ricchezza delle famiglie e delle società non finanziarie italiane. https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/ricchezza-famiglie-societa-non-fin/2017-ricchezza-famiglie-societa-non-fin/statistiche_RFSNF_09052019.pdf
[10] ISTAT (2020). Le Statistiche dell’ISTAT sulla Povertà. Anno 2019. https://www.istat.it/it/files/2020/06/REPORT_POVERTA_2019.pdf