Seggi elettorali e provvedimenti comportamentali per limitare la diffusione del Covid-19: possibilità o necessità?

Simone Marsilio || Questo articolo prende le mosse da un piccolo esperimento che ho svolto all’interno del mio seggio elettorale in qualità di scrutatore. Si analizzerà: 1. l’esperienza di voto in relazione alle normative anti-Covid; 2. la possibilità di effettuare provvedimenti chiamati nudge; 3. le evidenze comportamentali salience e priming alla base del funzionamento del nudge che ho sperimentato nel seggio; 4. l’urgenza di sfruttare questi studi comportamentali per limitare la diffusione del Covid-19 e, più in generale, per migliorare le politiche pubbliche. 

1. Votare ai tempi del Covid-19

L’esperienza di voto non è cambiata di molto: mascherina su naso e bocca, gel disinfettante sulle mani, entrata nel seggio uno alla volta e poi si vota come sempre. Tuttavia, vi è uno scarto tra ideale e realtà. «Prego disinfetti le mani». «Prego aspetti fuori dalla porta il suo turno». Quante volte gli scrutatori hanno dovuto ripetere frasi analoghe? Nell’organizzazione di un seggio, vi sono alcune accortezze che solo gli scrutatori più esperti prendono in considerazione.

Nella mia ‘carriera’ da scrutatore, ho visto un presidente far mettere dell’adesivo di carta sul pavimento come linea d’attesa da non oltrepassare. La maggior parte delle persone, al posto di dirigersi immediatamente verso i banchi per registrare i propri documenti, aspettava il proprio turno dietro quella riga giallo sbiadito. A ogni tornata elettorale, ho disegnato quella linea sul pavimento e prevedibilmente ho ottenuto lo stesso effetto. A maggior ragione, l’ho fatto anche quest’anno per il rispetto delle normative anti-Covid.

Idealmente, le persone sono informate sulla necessità di evitare assembramenti e alcuni seggi riportavano all’entrata un cartello con scritto «Entrare uno alla volta». Praticamente, le persone hanno mille altri pensieri e non leggono scritte che non attraggono la loro attenzione.

Una linea con l’adesivo è una ‘possibilità’: non c’è scritto in alcun manuale sull’allestimento dei seggi e una sua aggiunta potrebbe sembrare una questione poco seria. Il problema è che quella riga non funziona solo perché una persona di cui mi fidavo mi ha suggerito di impiegarla. Al contrario, rientra all’interno di quei provvedimenti comportamentali definiti nudge, che hanno effetti scientificamente prevedibili. 

2. Che cos’è un “nudge

Il premio Nobel per l’economia Richard Thaler e il giurista Cass Sunstein forniscono questa definizione: per nudge s’intende «un qualsiasi aspetto dell’architettura delle scelte che altera il comportamento degli individui in maniera prevedibile, senza proibire alcuna opzione o modificare in misura significativa gli incentivi economici» [1].

Una riga sul pavimento altera il comportamento, senza proibire alcuna opzione, attraverso una certa architettura del contesto di scelta: ecco un nudge. Perché, invece, scrivere su un foglio «Entrare uno alla volta» non ottiene lo stesso risultato in modo prevedibile? La risposta risiede nei due differenti modi di elaborare le informazioni da parte dei cervelli umani [2]: un’informazione può essere processata a livello immediato ed emotivo – attraverso il Sistema 1 – oppure, può essere processata in modo lento e razionale, attraverso il Sistema 2. Una riga per terra non richiede alcuno sforzo cognitivo, una scritta poco visibile richiede uno sforzo di elaborazione maggiore.

La maggior parte delle persone elabora rapidamente il fatto che una riga non vada oltrepassata – si pensi alla linea di attesa in alcuni uffici pubblici, in banca o nei pressi dei binari delle stazioni – mentre solo in pochi leggono delle scritte non salienti, come una fitta ordinanza comunale all’entrata di un locale. 

3. Salienza e ‘priming’

Una delle Nudge Unit più famose, il Behavioural Insights Team (BIT) di Londra, ha stilato una lista di elementi che ogni provvedimento dovrebbe soddisfare per funzionare in modo prevedibile [3]. Tra questi punti, vi sono anche la ‘salienza’ (salience) e la tecnica di ‘innesco’ (priming). La salienza riguarda la prevedibilità secondo cui gli esseri umani vengono influenzati dalle informazioni che attirano la loro attenzione. Il priming riguarda l’influenza che stimoli ambientali, agendo sotto la soglia di consapevolezza, possono esercitare sul comportamento umano.

Entrambe queste evidenze scientifiche – supportate da diversi studi di psicologia cognitiva ed economia comportamentale [4][5] – possono essere utilizzate nei seggi elettorali per migliorare il rispetto delle normative anti-Covid. Se scomponiamo l’esperienza di voto nelle sue singole parti, notiamo che le occasioni di contagio possono derivare da: (a) un assembramento all’interno del seggio; (b) un contagio tramite uno scambio di oggetti potenzialmente infetti, per esempio attraverso le matite copiative o la tessera elettorale. Se le persone aspettano il proprio turno prima di entrare nel seggio, si contrasta (a). Se le persone utilizzano il gel disinfettante prima e dopo il voto, si contrasta (b). Nella maggior parte dei seggi non vi era alcuna linea adesiva sul pavimento e il gel disinfettante si trovava fuori dalla porta, in una posizione defilata. Se una o più persone entrano inavvertitamente nel seggio mentre altre escono, vi è l’occasione (a) di contagio e non basta che gli scrutatori esclamino «Si prega di aspettare fuori». Se un portatore prende la matita copiativa senza aver disinfettato le mani, la persona seguente è soggetta al rischio (b) di contagio nel caso in cui si tocchi naso, occhi o bocca dopo aver usato la stessa matita. Al contrario, posizionare il dispenser del gel disinfettante esattamente in prossimità della linea d’attesa incentiva l’utilizzo dello stesso. La linea sfrutta la tecnica di priming e risulta uno stimolo ambientale che agisce sotto la soglia di consapevolezza; il disinfettante, posto in quel punto, attira l’attenzione e risulta un reminder saliente e tempestivo.

4. Possibilità o necessità?

Vi sono delle piccole cose che sembra stupido dover implementare sistematicamente. Che cosa dovrebbe importare ai politici di una linea adesiva sul pavimento? La linea è solo una possibilità che qualcuno, se vuole, adotta. Eppure, le scienze comportamentali suggeriscono il contrario: sappiamo come ottenere il risultato sperato a costo praticamente zero, ma non lo facciamo. Il pericolo del Covid-19 rende tutto questo più drammatico: se sono possibili dei provvedimenti che possono diminuire le occasioni di contagio, non dovrebbero essere considerati una ‘necessità’? Inoltre, quanti provvedimenti di questo tipo potrebbero essere implementati a livello statale – indipendentemente dall’emergenza attuale – per migliorare l’efficienza burocratica del nostro Paese? 

In conclusione, la riga giallo sbiadito non è solo un aneddoto. Si basa su evidenze scientifiche e la sua efficacia è statisticamente significativa. La maggior parte delle persone non vuole di certo creare volontariamente assembramenti. Eppure, gli esseri umani non sono perfetti e si dimenticano delle regole, ritrovandosi in situazioni dannose per sé e per gli altri. Le scienze comportamentali possono aiutarli a non sbagliare su tutte quelle cose necessarie per la vita in società. 

Bibliografia

[1] R. H. Thaler – C. R. Sunstein, Nudge. Improving decisions about health, wealth, and happiness, Yale University Press, New Haven 2008; trad. it. La spinta gentile. La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità, Feltrinelli, Milano 2009.

[2] D. Kahneman, Thinking, fast and slow, Farrar, Straus and Giroux, New York 2011; trad. it. Pensieri lenti e veloci, Mondadori, Milano 2012.

[3] P. Dolan – M. Hallsworth – D. Halpern – D. King – I. Valev, MINDSPACE. Influencing behaviour through public policy, «Behavioural Insights Team», 2010, pp. 1-96, PDF disponibile su: https://www.bi.team/wp-content/uploads/2015/07/MINDSPACE.pdf.

[4] A. Tversky – D. Kahneman, Judgement under uncertainty: heuristics and biases, «Science», 185, 1974, pp. 1124-1131.

[5] A. J. Marcel, Conscious and unconscious perception: experiments on visual masking and word recognition, «Cognitive Psychology», 15, 1983, pp. 197-237.

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