La salvaguardia dei diritti di bambini e adolescenti e lotta alla diseguaglianza: come l’Economia Comportamentale può fare la differenza?

di Luca Lupatini

Il 20 novembre di ogni anno si celebra la giornata mondiale dei diritti dei bambini, data in cui ricorre l’adozione della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ovvero quel documento che per la prima volta nella storia ha riconosciuto i bambini come aventi diritti civili, sociali, politici, culturali ed economici.

La convenzione sui diritti dell’infanzia contiene 54 articoli: tra i fondamentali troviamo il diritto a giocare, al cibo, alla salute e all’educazione.
La necessità di assicurare questi diritti per tutti i bambini è una delle priorità assolute della nostra società. La strada è ancora lunga e, nell’ultimo periodo, sembra diventata in salita. Nell’”XII Atlante dell’Infanzia a Rischio” ci sono dati che parlano chiarissimo: “La popolazione al di sotto dei 18 anni è diminuita di circa 600mila minori degli ultimi 15 anni: nello stesso periodo di tempo la povertà assoluta è aumentata portando a 1 milione i bambini, le bambine e le/gli adolescenti senza lo stretto necessario per vivere. A questo si aggiungono i tagli all’istruzione, ai servizi di prima infanzia, e molto altro con un peggioramento della situazione con l’inizio della pandemia”1.
La questione potrebbe essere molto più critica e sottile del previsto ed è qui che le scienze comportamentali possono entrare in gioco. È per noi importante dare il nostro contributo per risolvere quella che sarà una delle battaglie fondamentali nei decenni a venire: garantire a tutti i bambini e ragazzi pari diritti ed opportunità.

Provo a spiegarmi meglio.
La giornata dei diritti dei bambini di quest’anno non è esattamente come le altre; infatti, è la prima dopo il termine dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da COVID 19. Insieme ad una crisi economica che probabilmente non ha ancora raggiunto i suoi picchi, la pandemia ha reso ancora più evidente uno dei più significativi e preoccupanti fenomeni della nostra epoca: il costante aumento della disuguaglianza economica e sociale sia tra nazioni differenti che all’interno delle stesse. Una serie preoccupante di dati1 non lascia spazio a dubbi su come questo fenomeno impatti sulla vita presente e futura dei bambini e, di conseguenza, sul rispetto dei loro diritti fondamentali. Uno dei dati più allarmanti è che il 13,5% dei minori in Italia è considerato essere in condizione di povertà: parliamo di un bambino ogni sette. Con il COVID-19 molte famiglie hanno vissuto un crollo drastico del reddito disponibile, l’incidenza della povertà ha raggiunto livelli mai registrati dagli inizi di questa misurazione, avvenuto intorno agli anni 20001.

Diritti dei bambini, disuguaglianza e possibilità di scelta

Partiamo da alcuni dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione Italiana che sembrano non trovare un riscontro pratico nella realtà: “Garantire a tutti i bambini pari opportunità di crescita, di sviluppo, di educazione” e “Tutti i bambini hanno diritto all’istruzione, Indipendentemente dal sesso, dalla religione, dalla nazionalità…”2. I dati INVALSI3, diffusi a luglio del 2021, hanno certificato che, sebbene la crisi pandemica abbia colpito tutti gli studenti, le conseguenze più significative hanno riguardato soprattutto quelli che erano già in condizioni di svantaggio.
La Costituzione ribadisce anche che: “Tutti i bambini hanno diritto al cibo e a nutrirsi adeguatamente”, eppure la percentuale di obesità, in Italia e nel mondo, è in continuo aumento con differenze marcate, nel nostro caso, da regione a regione. Per soddisfare il diritto al cibo, ad esempio, non basta fornirne a sufficienza per tutti, di fondamentale importanza è rendere il più uguale possibile per ciascuno la capacità di scegliere quello che più contribuisca al nostro benessere.

Oppure ancora: “Tutti i bambini hanno diritto ad una casa”, peccato che una buona parte di loro rischi di non avere più un’abitazione o condizioni abitative adeguate a causa del cambiamento climatico, della crisi energetica e dei livelli di povertà crescenti.

In tutto questo la disuguaglianza ha un ruolo cruciale e i suoi effetti possono essere devastanti e di difficile lettura, soprattutto come rapporto di causa/effetto. Nel loro libro “The Spirit Level – La misura dell’anima”4, Richard Wilkinson e Kate Pickett hanno analizzato l’associazione tra i livelli di diseguaglianza economica registrati all’interno di un paese e gli indicatori dello stato di salute e benessere economico e sociale dei suoi cittadini. I dati hanno mostrato che i paesi più diseguagli hanno una minore aspettativa di vita, una maggiore prevalenza di malattie fisiche e mentali, di uso di sostanze e di obesità, solo per citare alcuni degli indicatori.

Cosa c’entra l’Economia Comportamentale in tutto questo? La disparità nelle possibilità di scelta non fa che aumentare la forbice delle disuguaglianze. È indubbio che l’ambiente in cui siamo inseriti influisca sulle nostre decisioni, come ci dicono decenni di studi di Psicologia Sociale e Cognitiva. Cosa significa questo nella pratica? Chi è inserito in un contesto di partenza favorevole (come può essere una famiglia benestante, acculturata o persino residente nel nord rispetto che nel sud Italia) avrà maggiore probabilità di prendere decisioni migliori rispetto a chi proviene da un contesto di vita meno favorevole, per il semplice motivo che non ha sviluppato le stesse abilità e competenze di decision-making e non si è trovato di fronte alle stesse opportunità. La disuguaglianza già spiccata, in questo modo, non fa che aumentare costantemente il problema senza possibilità di soluzioni evidenti.


Per quanto risulti assolutamente utopistico pareggiare il contesto di ognuno, è possibile educare e permettere alle persone di prendere decisioni migliori per sé stessi e per gli altri. Ancor più importante è il fatto che le tecniche di Nudging sono molto più efficaci su chi ne ha più bisogno5. Chi ha minori competenze decisionali, cioè, trarrebbe il massimo beneficio da un’Architettura delle Scelte costruita per sostenere il benessere personale e collettivo.  Se questo potrebbe essere il modo per ridurre la forbice della diseguaglianza, come mai i dati6 ci mostrano che interventi di Nudging sono più frequenti nei contesti che meno ne avrebbero bisogno, come ad esempio le aziende occidentali con migliaia di euro di fatturato?

L’Economia Comportamentale per salvaguardare i diritti dei bambini: alcuni esempi

Diritto ad avere una casa (cambiamento climatico)
Più di un miliardo di bambini vive in aree ad alto rischio di minacce climatiche e si stima che 710 milioni di minori vivano nei 45 paesi a più alto rischio di subire l’impatto della crisi climatica. Risulta chiaro come sia di fondamentale importanza aumentare ancor di più la consapevolezza circa questo fenomeno e soprattutto aumentare le competenze dei bambini di tutto il mondo nelle materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La maggior parte dei giovani italiani è propenso a vedere nella scienza un valore assolutamente positivo; percentuale che non coincide poi con il numero di persone che decide effettivamente di perseguire studi in questo ambito, per non parlare dell’enorme gender gap in questo settore (la percentuale di femmine iscritte corsi STEM è sistematicamente più bassa rispetto a quella degli uomini). Una delle motivazioni principali per cui le facoltà scientifiche non sono tra le più frequentate, a dispetto della loro grande considerazione, è la loro presunta difficoltà1. Le scienze comportamentali possono agire cercando di abbattere in ragazzi e ragazze tutte le barriere che li allontanano dai corsi universitari STEM.

Diritto alla salute (donazione organi)
In Austria la percentuale di donatori di organi e quasi del 100%. In Germania, paese culturalmente affine, la percentuale crolla fino ad arrivare a ridosso del 5%. Come mai questa differenza? Sta tutto nella scelta di default adottata dalle due nazioni. In Austria c’è un default di tipo “Opt Out”: pertanto, in caso di morte, gli organi del defunto vengono automaticamente donati. In Germania, al contrario, sussiste la modalità “Opt In”, in funzione della quale, laddove si desiderasse donare gli organi, è necessario compilare degli appositi moduli (prima della dipartita)5. Questo è un classico esempio di architettura delle scelte e di quanto il contesto possa plasmare le decisioni senza rendercene conto. Tornando al nostro tema, quanti bambini potrebbero giovare della formula “Opt Out” in caso di necessità di trapianto? Quanto può essere semplice modificare un comportamento collettivo a fin di bene?

Diritto ad un’educazione di qualità (Decision Education)
Come già detto, una mancata educazione sul tema delle decisioni porta inevitabilmente ad un aumento delle disuguaglianze, con conseguenze negative in tantissimi ambiti del tessuto sociale. A questo punto viene da chiedersi: perché non istituire dei corsi di formazione sulla presa di decisioni? aBetterPlace ha avviato degli Interventi di Decision Education, che hanno come obiettivo principale quello di aiutare bambini e ragazzi ad apprendere e allenare le abilità e le competenze necessarie per prendere buone decisioni, lavorando su errori decisionali (bias) ed aumentando la loro consapevolezza, rendendoli decisori sempre più efficaci. In questo modo, ci assicuriamo che i cittadini del domani promuovano con le proprie scelte e il proprio comportamento, il benessere individuale e sociale sia nel breve che nel lungo termine.
Questo approccio si basa sulla convinzione che decisioni migliori generino un impatto sociale; portino, cioè, ad una vita migliore e ad una società più equa, con tutti i benefici a cui questa condurrebbe.


FONTI

1Save The Children, XII Atlante dell’Infanzia a Rischio. https://atlante.savethechildren.it/index.html

2Governo Italiano, Costituzione Italiana. https://www.senato.it/istituzione/la-costituzione

3Risultati INVALSI (2021). https://www.invalsiopen.it/risultati/risultati-prove-invalsi-2021/

4Pickett, K., Wilkinson, R., (2010) The Spirit Level: Why Equality is Better for Everyone, Penguin Books Ltd, London

5Sunstein, R. C., Thaler H. R, (2009), Nudge, La spinta gentile, La nuova strategia per migliorare le nostre decisioni su denaro, salute, felicità

6Banerjee, V. A., Duflo, E., (2020) Good Economics for Hard Times, Better Answers to Our Biggest Problems,  Penguin Books Ltd, London


L’autore

Luca Lupatini

Dottore in Psicologia Sociale, Economica e delle Decisioni, si avvicina all’Economia Comportamentale grazie alla sua tesi magistrale sul miglioramento della Compliance Fiscale, che lo porta a collaborare, tra il 2021 ed il 2022, con il comune di Roma e di Seregno (MB) su progetti di architettura delle scelte.
Fortemente convinto che il contesto giochi un ruolo fondamentale in qualsiasi ambito di vita, collabora con aBetterPlace cercando di trovare soluzioni che possano cambiare il mondo in direzione positiva.