Vaccini sì, vaccini no: perchè vaccinarsi fa così paura?

di Massimo Cesareo || Il 2020 si è appena concluso e ci ha visti impegnati a combattere una lunga battaglia contro una pandemia devastante che ha prodotto solo in Italia, al 31 Dicembre, la perdita di 74.159 vite e nel mondo oltre 1,8 milioni di morti (potete guardare questo breve video per rendervi conto di cosa voglia dire). 

Siamo approdati da poche ore in un 2021 che, sebbene ci metta ancora di fronte a dati drammatici, porta con sé una speranza, ovvero quella di poter fermare la diffusione del COVID-19 grazie ad una campagna vaccinale che dovrebbe prevenire gli effetti devastanti del virus.

L’approvazione e diffusione dei vaccini anti COVID-19 porta con sé, come prevedibile, un forte dibattito sull’opportunità o meno di renderli obbligatori e ad un acceso confronto tra chi li ritiene pericolosi per la salute delle persone e chi cerca di far comprendere alla popolazione come siano invece strumenti sicuri nonché indispensabili per uscire dall’attuale emergenza. 

Ai poli di questo continuum possiamo trovare da un lato quelli che vengono definiti movimenti no-vax (se volete approfondire i motivi che hanno portato alla genesi di tali movimenti, potete leggere questo articolo del Prof. Moderato), dall’altro la comunità scientifica che si sta spendendo quotidianamente per spiegare alle persone i motivi per i quali è così importante raggiungere un’elevata copertura vaccinale.

Da un punto di vista scientifico sappiamo che l’iter che ha portato all’approvazione dei vaccini anti COVID-19 è stato estremamente rigoroso e che esistono enti predisposti a valutarne efficacia e sicurezza utilizzando criteri stringenti prima di metterlo a disposizione della collettività (per approfondire clicca sul seguente link ). 

L’obiettivo di questo articolo non è tuttavia quello di fornire prove sulla bontà dei vaccini, bensì di comprendere meglio alcuni fenomeni alla base dello sviluppo e della radicalizzazione di posizioni di scetticismo rispetto agli stessi.

Tra i due poli sopra definiti, esistono infatti moltissime posizioni intermedie che comprendono persone che sono ancora indecise sulla possibilità di aderire o meno alla campagna vaccinale.

Comprendere i motivi che portano gruppi di persone ad abbracciare posizioni che possono compromettere la buona riuscita della campagna vaccinale è infatti importante per poter sviluppare interventi utili a mitigarne gli effetti e favorire una buona aderenza ai piani di vaccinazione previsti.

Di seguito saranno quindi descritti alcuni fenomeni che possono influenzare la scelta di vaccinarsi o meno.

Analfabetismo statistico

Partiamo da una considerazione preliminare: per noi esseri umani è difficile e faticoso rapportarci a numeri e a probabilità.

Quando ad esempio parliamo di analisi costi-benefici, ci riferiamo alla comparazione degli effetti  diretti e indiretti di diversi possibili scenari che si verificheranno con una certa probabilità sulla base di scelte effettuate. 

In questo senso, un decisore completamente razionale o una persona che ha una lunga esperienza nell’effettuare questa tipologia di comparazioni, è in grado di comprendere con molta facilità che la probabilità di reazioni avverse derivanti dalla somministrazione dei vaccini anti COVID-19 (per approfondire clicca sul seguente link ) sia di gran lunga più bassa rispetto alla possibilità di sviluppare gravi conseguenze derivanti dagli effetti del virus che ormai tutti conosciamo. In questo caso, dunque, i benefici della vaccinazione sono maggiori rispetto ai costi del non farla.

Tuttavia, per la maggior parte di noi, comparare probabilità richiede un grande sforzo poiché solitamente questa tipologia di ragionamento chiama in causa diverse variabili. È, in altre parole, più semplice affidarsi alle nostre reazioni di pancia piuttosto che spendere energie per analizzare qualcosa di molto complesso. Se, in alcune occasioni, adottare ragionamenti intuitivi può essere d’aiuto, in molti altri casi, soprattutto laddove esiste un elevato grado di complessità ed incertezza, può portarci a commettere alcuni errori decisionali, definiti bias.

Di seguito ne prendiamo in esame alcuni, provando ad immaginare cosa possa accadere ad una persona che entra per caso in contatto con delle notizie false o poco accurate.

Correlazioni vs Cause

Prendiamo il caso di una persona che si sia trovata a dialogare con un amico, il quale afferma che i vaccini sono estremamente pericolosi. Le motivazioni fornite possono apparire convincenti. Chi propone tali tesi potrebbe citare nomi altisonanti o persone candidate al premio Nobel (sic!) per rafforzare la propria posizione. Potrebbe altresì parlare di correlazioni tra vaccino e gravi malattie o disturbi del neurosviluppo (es. “il vaccino causa l’autismo!”), senza conoscere la differenza tra causalità e correlazione (per togliere qualsiasi dubbio al lettore, possiamo affermare che non esiste alcun nesso di causalità tra vaccini ed autismo). 

Se vi dicessi che esiste un nesso tra il numero di persone annegate cadendo in piscina e il numero di film in cui è apparso Nicolas Cage cosa rispondereste? Probabilmente pensereste che vi prendo in giro (o forse che abbia alzato il gomito). Eppure esiste una correlazione tra questi due insiemi di dati. Quello che non esiste invece è un nesso di causalità (se volete potete leggere questo articolo di Wired in cui vengono illustrate alcuni altri esempi goliardici di correlazioni spurie). Il problema nasce quando le correlazioni appaiono più verosimili rispetto a quella appena descritta. Se dicessi che esiste una correlazione tra la somministrazione di vaccini e l’insorgenza di una grave malattia, pensereste che sto scherzando o che abbia alzato il gomito? Probabilmente no, e sarebbe umanamente comprensibile. È infatti facile pensare che correlazione e causalità siano sinonimi quando in realtà non lo sono.

Una correlazione si presenta quando due variabili si manifestano in concomitanza.

Una relazione di causalità prevede invece non solo che 1) due variabili siano correlate, ma anche che 2) una variabile preceda l’altra e che 3) non esistano altre variabili in grado di provocare cambiamenti nelle altre due variabili prese in considerazioni. Quest’ultimo punto aiuta a comprendere meglio il goliardico esempio sopra citato (persone annegate in piscina e film in cui appare Nicolas Cage). Si parla in questi casi di relazioni spurie. 

Si può dunque comprendere come una correlazione non implichi causalità. Accade tuttavia che, in molti casi, chi ci ha parlato dei rischi derivanti dalle vaccinazioni ometta (in buona o cattiva fede) questo punto e accade che pensiamo che le sue ragioni siano sufficientemente convincenti per essere sospettosi (“forse i Poteri Forti ci nascondono qualcosa?”).

Bias di Conferma

Ma andiamo avanti nella nostra storia, in modo da descrivere un altro fenomeno descritto in Economia Comportamentale.

Mettiamo caso che le considerazioni del nostro amico ci abbiano portati ad essere dubbiosi rispetto alla sicurezza di un vaccino e ad avere il sospetto che possa esserci effettivamente qualche pericolo (siamo umani, e le emozioni spesso prendono il sopravvento e guidano i nostri comportamenti, ed è qualcosa di comprensibile!).

Che cosa è probabile che cercheremo su Google o sui social network? Forse qualcosa del tipo “danni provocati dai vaccini” o “vaccini pericolosi”. Ciò che accade praticamente sempre in questi casi è che, a furia di cercare, troviamo quello che vogliamo (e non quello che dati oggettivi mostrano!). Questo fenomeno viene definito bias di conferma (o confirmation bias). 

Uno dei criteri adottati nel mondo scientifico quando vogliamo mettere al vaglio empirico una nostra ipotesi è quello di falsificabilità, formulato da Karl Popper (1934). Ogni teoria, per poter essere considerata scientifica, deve infatti essere confutabile. Ciò permette proprio di contrastare fenomeni a cui tutti noi siamo soggetti, tra cui il sopra citato bias di conferma. I risultati ottenuti da un ricercatore devono inoltre essere replicabili e ciò permette un ulteriore controllo poiché chiunque potenzialmente può disconfermare quanto affermato precedentemente. Tutto ciò permette dunque alla Scienza di produrre conoscenza che possa essere costantemente revisionata sulla base di successivi dati, che trascendano le opinioni (o gli errori di ragionamento) del singolo.

Esistono poi teorie che vengono vendute per scientifiche quando non ne soddisfano i criteri: si parla in questo caso di teorie pseudoscientifiche. 

Al netto di questa distinzione tra Scienza e pseudo-scienza, possiamo affermare che spesso, nel mondo non accademico, manca un controllo rigoroso su come i dati vengono ottenuti. Noi tutti, possiamo infatti cadere nell’errore di cercare selettivamente informazioni che confermano le nostre idee pregresse senza prenderne in considerazione altre. 

Per riassumere, se siamo convinti sostenitori della pericolosità dei vaccini, cercheremo con buona probabilità fonti che ci confermino la bontà delle nostre ipotesi, anziché cercare dati che possano mettere in dubbio la veridicità delle nostre idee.

Come anticipato, tale dinamica si manifesta con maggiore frequenza all’interno dei social network, e questo per diverse ragioni.

Le ricerche che facciamo sul web, possono farci cadere all’interno di quella che viene definita bolla di filtraggio (filter bubble), ovvero una vera e propria bolla informativa dovuta al fatto che gli algoritmi dei siti che permettono la personalizzazione dei risultati sulla base delle nostre ricerche pregresse selezionano informazioni che tendono proprio a confermare i nostri iniziali punti di vista, sia quando questi si rivelano fondati che quando questi risultano privi di fondamento (per comprendere meglio in che modo i nostri comportamenti sono filtrati e possono essere modificati anche senza la nostra piena consapevolezza attraverso l’utilizzo degli strumenti digitali che utilizziamo, consigliamo la visione del recente docufilm di Netflix “The Social Dilemma”.).

Polarizzazione

La nostra storia non è ancora finita. Vogliamo infatti prendere brevemente in esame un altro fenomeno. 

Una volta che siamo caduti in una bolla informativa è possibile che andremo infatti incontro a quel fenomeno che viene definito polarizzazione (clicca qui per approfondire). Anche in questo caso i social network non aiutano. Questo fenomeno, molto frequente all’interno dei contesti di gruppo, descrive la nostra tendenza ad adottare posizioni via via più radicali (polarizzate) rispetto ad un argomento.

Cosa significa questo? Semplicemente che se una persona ritiene, ad esempio, che un trattamento sanitario sia rischioso, è probabile che, dopo aver condiviso questa posizione con un gruppo di persone a lei vicina (e che probabilmente avrà un’ opinione simile alla sua), riterrà tale trattamento ancora più rischioso.

Inoltre, quando è presente un fenomeno di polarizzazione, tendiamo di fatto a diventare ancor più impermeabili a informazioni che ci porterebbero in altre circostanze in una direzione diversa. Per questa ragione accade spesso che medici e ricercatori che forniscono dati utili a mostrare l’infondatezza di alcune posizioni antiscientifiche sortiscano l’effetto opposto a quello desiderato, ovvero producono un’ancor maggiore radicalizzazione e scetticismo.

Ricordiamoci, anche in questo caso come per noi umani risulti molto più semplice confermare una nostra idea, piuttosto che rimettere in discussione ciò in cui abbiamo creduto. Abbiamo infatti una naturale tendenza a cercare coerenza. Si parla di consonanza cognitiva, da contrapporre a fenomeni di dissonanza cognitiva (Festinger, 1954): quanto è doloroso ammettere di aver speso tempo e risorse nella direzione sbagliata o di aver detto qualcosa di scorretto? E quanto è difficile ammettere un errore, ancor più quando si è presa una posizione netta all’interno di un gruppo (es. all’interno del proprio network digitale)? Molto più semplice è investire ulteriore energia per confermare la propria idea. 

Qual è dunque la soluzione?

Questo articolo ha preso in considerazione alcuni fenomeni che possono farci cadere in trappola e che aiutano a spiegare posizioni di scetticismo rispetto all’utilizzo dei vaccini e posizioni antiscientifiche.

Le Scienze del Comportamento sono oggi in grado di prevedere tali dinamiche e in molti casi di prevenirle e contrastarle, adottando procedure per la modifica del comportamento note nel mondo accademico come Nudge(per chi volesse approfondire, in questo articolo viene illustrato uno strumento utile a contrastare il sopra citato bias di conferma).

Anche in Italia qualcosa si sta muovendo per andare in questa direzione sebbene tali iniziative siano ancora spesso sottovalutate. Un auspicio per il 2021 è quello di riuscire a sviluppare anche nel nostro Paese politiche pubbliche strutturali che supportino in modo più sostanziale lo sviluppo di buone pratiche informate dalle Scienze del Comportamento che probabilmente oggi più che mai potrebbero essere d’aiuto nel contrastare la diffusione del COVID-19 e favorire l’adozione da parte delle persone di comportamenti prosociali e di prevenzione, in grado di proteggere la comunità a cui appartengono e favorire il più rapido ritorno ad una (nuova) normalità.

Bibliografia

Festinger, L. (1954). A Theory of Social Comparison Processes. Human Relations, 7(2), 117-140. 

Popper, K. R. (1934). Logik der Forschung, Vienna. The logic of scientific discovery, Hutchinson, London.

Sunstein, C. R. (1999). The law of group polarization. University of Chicago Law School, John M. Olin Law & Economics Working Paper, (91).

Thornhill, C., Meeus, Q., Peperkamp, J., & Berendt, B. (2019). A digital nudge to counter confirmation bias. Frontiers in big data2, 11.

Sitografia

aBetterPlace (2020). I bias non “causano” il nostro comportamento

AIFA (2020). Vaccinazione anti COVID-19 con vaccino Pfizer mRNABNT162b2 (Comirnaty) FAQ AIFA.

BUTAC (2020). BUTAC nominato per il Nobel

Iannaccone, S. (2014). Ecco il generatore di correlazioni assurde

Moderato, P. (2014). Stregoni e pozioni: i vaccini e l’autismo. Huffingtonpost

Musso, M. (2020). Coronavirus: come funzional la procedura di approvazione di un vaccino. Wired

Se leggi l’articolo e ti vengono dei dubbi o vuoi approfondire ulteriormente, puoi contattarci: info@abetterplace.it