di Erika Omenetto.
Falliamo più spesso perché risolviamo il problema sbagliato piuttosto che per la soluzione sbagliata al problema giusto.
Questa espressione di Russel L. Ackhoff ci porta ad una riflessione iniziale:
In molte situazioni, la chiave del successo non risiede solamente nella capacità di trovare soluzioni efficaci, ma quanto più nell’identificare correttamente i problemi da risolvere e i trade-off ovvero le interconnessioni tra i problemi esistenti.
Spesso, la capacità di risolvere un problema non dipende solo dalla soluzione che adottiamo, ma da come comprendiamo il problema stesso. Porsi domande generative e sviluppare un pensiero associativo sono strumenti fondamentali per fare chiarezza e trovare direzioni efficaci.
Se volessimo tradurre questo approccio in una funzione alberghiera, potremmo pensare al Revenue Management, dove il primo passo è “spacchettare” il problema in modo chiaro per individuare le aree di intervento.
Uno dei temi caldi nel mondo dell’hospitality è la difficoltà di attrarre e trattenere figure professionali specializzate. Secondo le indagini di ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) del 2023, l’80% dei giovani professionisti in Europa trova il settore dell’ospitalità e del commercio al dettaglio di alta gamma molto attraente. Tuttavia, il comparto continua a lottare contro una percezione negativa legata alle condizioni di lavoro, che scoraggia molti potenziali candidati.
Quando cerchiamo di affrontare un problema, possiamo incappare in alcuni ostacoli cognitivi che limitano la nostra capacità di analisi:
- Bias di attribuzione difensiva che si verifica quando tendiamo ad attribuire l’origine dei problemi a fattori esterni, come la sfortuna o le azioni degli altri, piuttosto che alle nostre scelte di comportamento.
- Bias della disponibilità quindi la tendenza a giudicare la probabilità di un evento, basandoci sulle informazioni più facilmente accessibili nella nostra mente, che spesso non rappresentano l’intera realtà del problema.
- Bias di ancoraggio, che ci fa affidare troppo alla prima informazione disponibile (l’ancora) che in questo caso preclude l’approfondimento del problema e limita le soluzioni che consideriamo.
- Bias di conformità sociale che ci porta ad allineare le nostre convinzioni con quelle del gruppo di appartenenza.
È difficile uscire dagli schemi precostituiti e dalle attribuzioni esterne, ma è possibile. Lavorando sul proprio “raggio d’azione” e adottando un approccio responsabile, possiamo sperimentare soluzioni che portano risultati nuovi e superano lo status quo.
Gli architetti delle scelte di aBetterPlace possono aiutarti a ridurre l’effetto dei bias e a utilizzare le risorse in modo più efficace. Grazie agli strumenti delle scienze comportamentali, possiamo supportarti nell’identificare problemi reali e nell’elaborare soluzioni che generino un impatto concreto nel tuo contesto lavorativo.